di Ivano Zoppi
Segretario generale
Fondazione Carolina
Da qualche settimana la compagnia telefonica tedesca Deutsche Telekom ha lanciato una campagna di comunicazione sociale per sensibilizzare i genitori sui rischi dello sharenting.
Stiamo parlando dell’abitudine, sempre più diffusa, di condividere le foto e i video dei nostri figli e nipoti sui social e nelle chat.
Un fenomeno che mette a forte rischio l’identità, non solo sul piano digitale, delle ultime generazioni, che tra qualche anno si ritroveranno a dover gestire una mole di informazioni personali che non hanno deciso né di condividere né di pubblicare.
Condotte che spesso espongono i ragazzi a episodi di cyberbullismo o body shaming anche a distanza di anni dalla pubblicazione di uno specifico contenuto da parte dei genitori. Dati sensibili che possono alimentare fenomeni illegali come il furto di identità o, peggio, lo scam, ovvero il tentativo di truffa online attraverso programmi di ingegneria sociale.
Nello spot la ragazza protagonista, ormai teenager, spiega con un’enfasi tanto lucida quanto coinvolgente i rischi, i danni, le ansie e il peso che la banalità di un comportamento digitale ormai automatico rappresenta per il suo presente e il suo futuro.
Su internet è per sempre! Lo diciamo da una vita. Sin da quando, ormai più di 15 anni fa, parlammo per primi in Italia del fenomeno del sexting tra gli studenti.
Speriamo che, almeno per lo sharenting, i tempi di gestazione per comprendere la reale portata di queste problematiche siano più compatibili con il contesto attuale. Non a caso lo spot è diventato virale, ma più per la riluttanza dell’opinione pubblica che per l’importanza del messaggio che propone.
Un’ostinata volontà di negare l’evidenza per non doversi guardare allo specchio. Meglio concentrarsi sugli schermi, dove ostentare la felicità in modalità selfie, intrappolati in quella sindrome da “Mulino Bianco” più tossica delle merendine confezionate degli anni Ottanta.
La verità è che siamo talmente dentro questo sistema, da non riuscire a vedere, neppure a considerare gli effetti collaterali di un modello di relazioni che guarda solo alla copertina, con buona pace del libro che la sorregge.
Ed ecco che i rituali delle famiglie, come sfogliare l’album delle vacanze assieme agli amici durante le prime cene settembrine, diventano materiale da notifica, mangime da doppia spunta, preferibilmente blu.
La ragazza di questo spot, invece, rappresenta una piccola speranza. E con lei tutti quei coetanei che, pubblicamente o meno, si spendono per “pulire la Rete” da tutti quei detriti che abbiamo lasciato negli ultimi 20 anni. Da quando il giochino per ritrovare su Facebook i vecchi compagni di scuola si è lentamente esaurito.
Una volta trovato anche l’ultimo vicino di banco delle elementari (per poi dirgli cosa, non si sa) restava un vuoto da riempire. E cosa riempie il cuore – e attira like – più di una foto di un bimbo a carnevale? Tanto lui neppure lo sa di essere il mio status di Whatsapp, almeno per ora.