Presidi e Presidenti

17 Set, 2024News

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Presidi e Presidenti

di Rosanna Milone

Il Presidente Mattarella ricorda l’importanza del sistema educativo nella salute digitale dei ragazzi. Il Presidente francese Macron avvia una sperimentazione nei Licei. Parole e iniziative con poco impatto. Lo spieghiamo in 5 motivi e una proposta.

“Non possiamo correre il rischio che lo strumento tecnologico, in continua evoluzione, assorba la quasi totalità delle attenzioni, delle relazioni, della vita. Anche in questo il sistema educativo ha un compito decisivo». Dichiara il Presidente Mattarella in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Scolastico. Settimana scorsa il Governo francese ha coinvolto 199 Licei in un’iniziativa sperimentale con lo scopo di ridurre i danni alla salute mentale generati dall’abuso dei device: cellulari solo all’uscita di scuola, senza eccezioni.

Mattarella ha definito il disagio giovanile come “urgente questione nazionale”, che va affrontata “non solo attraverso un’ottica esclusivamente securitaria”. Quindi no a proibizioni e norme tecniche avulse dal contesto culturale, come, a nostro parere è stato fatto quasi esattamente un anno fa e come ha fatto Macron con il divieto assoluto a scuola. Iniziativa francamente, un po’ debole. Per diversi motivi.

Il primo: è tardi. Ottimo stimolare la socialità e l’interazione, ma i ragazzi che arrivano al Liceo hanno già creato le basi sia neurologiche ed endocrine che sociali da lungo tempo. Oggi il primo smartphone in Italia arriva già a 7 anni, probabilmente in poco tempo arriveremo alla prassi del dono del device ai 5/6 anni per l’inizio della scuola primaria. Al Liceo il danno è bell’e fatto. 

Secondo motivo: non sono i ragazzi il problema. Educhiamo i ragazzi, va bene: troveranno strano alzare la testa tra una lezione e l’altra o addirittura parlare durante l’intervallo, e magari ne beneficeranno anche in salute con riduzione di scoliosi e  miopia. Ma non solo loro la base del problema: sono i genitori. In Francia sono gli adulti ad essersi lamentati di più per non poter raggiungere telefonicamente la prole nelle lunghe ore di vita scolastica. E sono i genitori che stanno crescendo dai primi mesi di vita i dipendenti da digitale. 

Terzo punto: noi, cosiddetti adulti, siamo immersi nell’ipocrisia perché gli regaliamo il device, il videogame, usiamo questi strumenti per non farci disturbare e tenerli impegnati per un po’ e poi li insultiamo perché non riescono a staccarsi. Loro che, con lo sviluppo neuronale ancora in corso, sono esposti DA NOI a prodotti digitali studiati per dare dipendenza. Come se gli dessimo ogni giorno un po’ di vino e poi li sgridassimo con disprezzo perché dopo qualche tempo diventano alcolizzati. No, non è un paragone esagerato, per nulla, Anzi, è leggero perché l’assuefazione e la conseguente dipendenza da device sono molto più veloci, pervasive e dagli effetti ancora ignoti, rispetto all’alcool.

Quarto: siamo affetti da grave dissonanza cognitiva perché abbiamo comportamenti che ufficialmente condanniamo perché vanno contro il nostro sistema di valori che mette al centro il benessere del bambino, ma che adottiamo costantemente perché non vediamo reazioni negative a livello sociale. Da qualche parte sappiamo che gli farà male quello schermo, quell’isolamento, quel martellamento, quella immersione, impossibile non abbia effetti sia fisici che psichici che cognitivi ed affettivi. Ma mettiamo a tacere quella vocina perché anche il nostro vicino di tavolo ha messo il tablet davanti ai figli, non sarà allora poi così grave. E chi si accorge se gli faccio cantare la ninna nanna da Alexa ed è così buono con quel cartone nel passeggino…

Infine, il device è strumento, non fine. Si tratta dello strumento con cui i nostri ragazzi interagiscono, si emozionano, esplorano il mondo, imparano come si sta nella nostra società. Li dovremmo educare all’utilizzo sano: da che mondo è mondo la proibizione aumenta il desiderio.  Invece togliamo e non diamo esempio né stimolo per un’affettività sana, una vitalità coerente con la loro età. No, noi adulti siamo assenti, persi nel nostro smartphone anche noi, e non diamo l’esempio che dovremmo: se fosse un mondo coerente, lo dovrebbero togliere anche a noi lo smartphone al lavoro E in cucina E in soggiorno E al parco giochi.

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