Ivano Zoppi, Fondazione Carolina: “Le nuove generazioni ignorate dalle istituzioni, più che una nuova scuola serve un Ministero dei Bambini”.
Assenti ingiustificati.
È questa la condizione che accomuna milioni di studenti nel nostro Paese, protagonisti della didattica in presenza, ma fuori dai radar della programmazione.
“É davvero triste constatare che le scuole aperte, con i rischi annessi e connessi, rappresentino il male minore rispetto alla prospettiva di dover posticipare la ripresa delle lezioni senza sapere come gestire un esercito di studenti liberi di circolare e di contagiarsi”. Ivano Zoppi, Segretario Generale di Fondazione Carolina, la Onlus impegnata per il benessere dei minori, dentro e fuori la Rete, denuncia l’assenza di programmazione rispetto ai nuovi bisogni di bambini e adolescenti.
Intere generazioni lasciate sole davanti agli schermi durante i lockdown hanno prodotto un cortocircuito nella vita dei ragazzi. “I nostri dati – continua Zoppi – confermano il malessere generale degli studenti, dalla scuola primaria alle superiori, che hanno perso dimestichezza con le relazioni autentiche, con il gioco, con lo sport e tutti quei valori che afferiscono alla comunità”.
Una prospettiva da scongiurare, tanto più a fronte dei genitori preoccupati, non solo dalle condizioni dei propri figli, ma soprattutto dal timore di non sapere a chi affidarli mentre si recano al lavoro. “Questo è una delle conseguenze dell’assenza di programmazione e di una gestione di queste problematiche nelle logiche dell’urgenza e dell’emergenza, da un punto di vista esclusivamente degli adulti”, denuncia il referente di Fondazione Carolina. “La Dad è rimasta quella di due anni fa, mentre le politiche di democrazia digitale, per garantire a tutti gli studenti le stesse opportunità di connessione alle aule virtuali sono ferme al palo”, aggiunge Zoppi. “Se proseguiamo a navigare a vista, i costi sociali per rimediare a questo immobilismo saranno maggiori dei mancati investimenti nell’ambito del supporto agli studenti e alle famiglie”. Crisi di panico, inappetenza, apatia, alienazione e dipendenza da web.
Sono solo alcuni dei disturbi legati all’epoca post pandemica, che proprio durante le restrizioni più pesanti ha registrato un aumento delle richieste pervenute a Fondazione Carolina per episodi di cyberbullismo e violenza online, con picchi fino a 300 segnalazioni al mese. Come uscire da questo impasse? “Le istituzioni devono rimettere al centro i bambini e i preadolescenti – conclude il Segretario generale di Fondazione Carolina – con politiche lungimiranti e, perché no, un Ministero dei Bambini”.
Solo nel 2021 il servizio Re.Te (Rescue Team) di Fondazione Carolina per il supporto in presenza nei casi di cyberbullismo e violenza online attesta 23 interventi su tutto il panorama nazionale. Circa il 25% riguarda la Lombardia, con particolare riferimento alla cintura di Milano, mentre il 15% delle situazioni emergenziali interessa il Piemonte, su tutte la provincia di Torino.
“I recenti episodi di violenza – osserva Ivano Zoppi – a partire dalle molestie sessuali in piazza Duomo lo scorso 31 dicembre, hanno la stessa matrice delle risse organizzate durante la scorsa estate: abbiamo ignorato i nuovi bisogni dei nostri ragazzi, la fascia di età più colpita dalla pandemia, che trovano nel web una leva per sfogare le proprie pulsioni e frustrazioni”.
Gli stessi dati diffusi in queste settimane dal Ministero dell’Istruzione dicono che circa il 20 per cento degli studenti saprebbe riconoscere il referente scolastico per il cyberbullismo all’interno della propria scuola, come disposto dalla legge 71 del 2017.
Un fotografia che chiarisce la distanza tra le politiche annunciate a sostegno delle famiglie e la reale condizione delle nuove generazioni. Bambini e teenager che si sono visti negare dal Covid i propri punti di riferimento, a partire dalla scuola. “Non solo, i nostri figli hanno smarrito le certezze delle loro abitudini, stravolte o comunque legate all’andamento dei contagi.
E così – conclude il Segretario generale della Fondazione dedicata a Carolina Picchio – riti di passaggio come le notti prima degli esami, le gite scolastiche e il viaggio della maturità rischiano di restare solo su carta, o forse meglio, sulla pellicola di un vecchio film”.