di Ivano Zoppi
Segretario generale
Fondazione Carolina
Sembra un film. Le immagini sul tachimetro mostrano la lancetta superare di slancio i 100 chilometri orari. La macchina sbanda, le ruote stridono, poi un’altra inquadratura rivela che sul tetto dell’auto, aggrappato solo con le mani, c’è un ragazzo che cerca con tutte le forze di tenere la presa.
Questa scena da mission impossible non è altro che l’ultima challenge estrema che spopola sui social. Un fenomeno denunciato dalle Forze dell’ordine e dalle amministrazioni locali delle città che, loro malgrado, sono state teatro di questi rodeo sulle strade pubbliche. Una follia che mette a rischio non solo i protagonisti, ma anche gli automobilisti e i pedoni che hanno la sfortuna di incrociare questi pirati della strada.
Le indagini hanno subito rilevato la correlazione tra questi episodi e il mondo dei social e della “corsa” ai like e alle views.
Lo schema è sempre lo stesso: regalare ai propri follower contenuti sempre più estremi, al limite dell’assurdo, pur di alimentare interazioni o di far crescere gli iscritti al proprio canale.
L’importante è spingersi sempre “oltre“. Arrampicate spericolate, monumenti imbrattati, furti e fughe dai ristoranti.
Durante questa ultima estate abbiamo visto di tutto: dai due influencer francesi che hanno scalato il Duomo di Milano fino alle guglie più alte, ai turisti che si filmano mentre imbrattano, deturpano o si arrampicano sui monumenti storici, non ultima la fontana del Nettuno a Firenze.
Sempre più esperti si interrogano sulle motivazioni che spingono tantissimi ragazzi a compiere queste azioni. Rischio? Avventura? Fame di adrenalina? Lo scopo è sempre quello: essere riconosciuti, diventare famosi, soprattutto nella Rete. La ricerca spasmodica di scioccare, di distinguersi, tradisce una carenza di profondità. Una sorta di ansia che spinge ragazze e ragazzi a vivere tutto di corsa: sentimenti, esperienze, giudizi e relazioni.
Una centrifuga che sgretola valori e sentimenti, nel tentativo di anestetizzare noia, solitudine e paura del futuro. Relazioni e amicizie fanno spazio alla socialità troppo spesso fittizia dei social, che regalano visibilità, affermazione. Ma a quale prezzo? Tutto passa, un video dura una manciata di giorni, ore. Allora bisogna sempre andare in cerca della prossima sfida, del prossimo brivido… Pur sapendo che l’effetto sarà terribilmente temporaneo. Poi torna quella quella “maledetta noia” che giorno dopo giorno scava un deserto emotivo nelle nuove generazioni.
Spetta a noi riempire questo vuoto. Genitori, educatori e insegnanti.
Quel mondo adulto che sembra aver abdicato al compito di tracciare il sentiero, di indicare la via a questi nostri figli, sempre più precoci eppure così smarriti. Tanto che verrebbe quasi da prenderli in braccio e portarli noi lungo la strada. Una soluzione che tante famiglie stanno percorrendo, ma che non consegna gli strumenti per diventare donne e uomini in grado di camminare da soli.
Quegli strumenti che Fondazione Carolina ogni giorno mette a disposizione della comunità educante, anche attraverso il nuovo portale per il benessere digitale delle nuove generazioni. Si chiama minorionline.com, una guida innovativa sui pericoli in Rete e gli strumenti per conoscerli, prevenirli e limitarne gli effetti.
La piattaforma raccoglie in modo semplice e fruibile materiali informativi, schede grafiche e riferimenti sempre aggiornati.
Un punto di riferimento per la salute digitale dei più giovani.