Un milione e 150 mila ragazzi, tra gli 11 e i 17 anni soffre di disturbi alimentari. Di questi, uno su 10 presenta un grave rischio in termini di Food Addiction.
I dati giungono dallo studio “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z”, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità.
Una tendenza che si inserisce in un quadro più ampio e complesso sulle dipendenze dei pre adolescenti e dei teenager.
Food addiction e isolamento
Il rischio di food addiction guarda in particolare alla sfera femminile, con 750 mila ragazze interessate da un fenomeno che riguarda principalmente le scuole secondarie di secondo grado con il doppio dei casi registrati rispetto alle secondarie di primo grado.
Ansia e depressione sono gli effetti più tangibili di questo disturbo, che presenta diversi denominatori comuni. Il primo fra questi è l’isolamento, che non sempre implica un ritiro sociale.
Una contraddizione in termini che poggia sullo strumento digitale, intesa come dimensione capace di gestire delle relazioni sociali, seppure in modalità online.
Nella fascia 11-13 anni, sono più di 30 mila gli studenti che hanno dichiarato di isolarsi ogni giorno negli ultimi 6 mesi.
Poco meno di 36 mila tra i 14 e i 17 anni.
Un dato che si sposa con la statistica dell’Istituto superiore della Sanità, che attesta 100mila giovani con diagnosi compatibili con una dipendenza da Social Media.
Disturbi alimentari e iperconnessione
Dall’iperconnessione degli adolescenti, anche più di 8 ore al giorno sul web, fino alle patologie più condizionanti, come la sindrome Hikikomori.
Come noto si tratta di un fenomeno nato in Giappone, dove migliaia di ragazzi, anche poco più che bambini, si rinchiudono nelle proprie camere senza più uscire.
Se nel Paese del Sol Levante, gli Hikikomori abbandonano gli studi e utilizzano le app di food delivery per non essere costretti a scollegarsi da internet e dai videogiochi online, in Italia e in Europa questa condizione si presenta in una forma più moderata, ma certamente preoccupante.
Rapporto disordinato con il cibo e con i genitori
Proprio coloro che presentano rischio maggiore dichiarano di avere difficoltà a parlare con i propri genitori.
Di contro i genitori ammettono le proprie responsabilità. Nonostante il campione dell’indagine presenti un rapporto studenti e genitori 8 a 1 (numericamente poco incisivo)
dai circa 1000 adulti che hanno risposto al questionario emerge una certa noncuranza rispetto alle abitudini dei propri figli.
L’assunzione di cibo poco salutare, spesso in quantità eccessiva e ad orari insoliti rappresenta solitamente la punta dell’Iceberg. Il rapporto disordinato con il cibo, in qualche modo può essere considerato al contempo sintomo ed effetto di un malessere più profondo.
Un buco nero dove i genitori non riescono ad entrare, anche se vivono sotto lo stesso tetto.
Per tornare a connettersi serve molto di più della password del WiFi.
Ascolto, fiducia e dialogo sono le coordinate più precise per andare a prendere i nostri figli. L’oceano digitale promette loro opportunità infinite, ma in mancanza della giusta consapevolezza e di una sana misura, può rivelarsi l’Isola di Circe.