“E pur si muove!”. Il motto di Galileo sembra calzare perfettamente con questa notizia, arrivata in quasi in sordina, ma in grado di impattare positivamente il mondo degli audiovisivi.
L’Italia finalmente recepisce la direttiva europea che equipara il web ai media tradizionali.
Un passaggio necessario al fine di conferire all’Agcom maggiori poteri per limitare i messaggi che istigano i minori all’odio. Infatti, su delega del Parlamento, il decreto del Governo ha riscritto il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (la cosiddetta legge Gasparri), per recepire le disposizioni dettate già nel 2018 da una direttiva Ue, così da adeguare il Testo alle piattaforme digitali.
Una delle parole chiare di Fondazione Carolina è corresponsabilità.
Una presa di coscienza comune, condivisa da tutti gli attori coinvolti nel complesso rapporto tra minori e web.
I tanti appelli alla tutela degli utenti più piccoli, però, negli anni sono stati disattesi, come riportano i casi crescenti di cyberbullismo durante la pandemia, e i diversi casi di cronaca legati alle conseguenze drammatiche delle challenge estreme, soprattutto quando circolano sulla Rete.
Da qui nasce l’appello contro il proliferare incontrollato di contenti violenti, espliciti o lesivi dell’incolumità dei soggetti più fragili, a partire dal rischio emulazioni.
La denuncia di Fondazione Carolina rispetto ai comportamenti violenti e vessatori inscenati da bambini che giocavano a Squid Game ha dato luogo a diverse iniziative di sensibilizzazione, a cominciare dalle scuole, ma anche sul fronte politico, con dibattiti e interrogazioni parlamentari.
Un tam tam capace di scuotere le coscienze, non solo di genitori ed educatori, ma anche delle istituzioni. Questo contesto di confronto, acceso ma costruttivo, giocato sul confine tra libertà di espressione e diritto di tutela, secondo il Messaggero ha portato lo Stato Italiano a rinnovare il Testo unico legislativo, superando una normativa ferma al 2005.
“L’obiettivo è creare e garantire il corretto funzionamento di un mercato unico europeo per i servizi di media audiovisivi, contribuendo allo stesso tempo alla promozione della diversità culturale e fornendo un livello adeguato di protezione dei consumatori e dei minori”, si legge nella relazione tecnica.
“I servizi di media audiovisivi non devono contenere incitamento alla violenza o all’odio nei confronti di gruppi o membri di un gruppo sulla base di discriminazioni fondate su motivi quali sesso, razza, colore, origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, politiche o altra opinione, appartenenza a una minoranza nazionale, proprietà, nascita, disabilità, età, orientamento sessuale o nazionalità, ai sensi dell’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Sono vietate anche le provocazioni pubbliche a commettere reati di terrorismo”.
Fondazioni Carolina, dalla sua costituzione, rimarca quanto oggi, anche per un bambino, sia troppo facile aggirare i limiti di età comunicati dalle piattaforme o ovviare al parental control.
«Certamente serve più consapevolezza da parte dei genitori – ha dichiarato alla stampa il segretario generale Ivano Zoppi – ma altrettanto necessaria è una maggiore attenzione da parte delle istituzioni.
Spero che ora l’Agcom trovi la formula per intervenire e lo faccia immedesimandosi nei genitori, nella vita reale».