Ivano Zoppi: “Un documento simbolico da condividere prima di donare smartphone, tablet, o videogame. Non esiste miglior notaio del legame tra genitori e figli”.
Tre contratti, tre patti educativi da firmare sotto l’albero, non prima di aver scartato i regali tecnologici tanto sognati. L’idea arriva da Fondazione Carolina, la Onlus impegnata per il benessere digitale delle nuove generazioni che porta il nome della prima vittima riconosciuta di cyberbullismo, Carolina Picchio.
- limiti di tempo e utilizzo
- semplici norme comportamentali
- privacy
- uso responsabile
Poche e semplici regole, ma messe per iscritto in una veste grafica accattivante e innovativa.
“Restiamo convinti che i device, come pure le ultime console per giocare online, non debbano essere regalate prima di una certa età, ma se proprio non possiamo fare a meno di concedere questi strumenti, allora approfittiamone per stabilire un principio di responsabilità con i nostri figli o nipoti”, commenta il Segretario generale di Fondazione Carolina, Ivano Zoppi.
E se i teenager sono spesso refrattari al dialogo con i genitori, la prospettiva di poter pubblicare le prime stories del nuovo anno con uno smartphone appena unboxato, può colmare anche il gap generazionale più siderale.
Un distacco, quello legato a tutta la fase dell’adolescenza, che gli ultimi due anni hanno visto aumentare.
Neppure le restrizioni e i confinamenti hanno potuto invertire la rotta.
Anzi, si può dire che la società post pandemica, oltre alle note criticità in termini sanitari, economici e sociali, ha determinato alcune incongruenze, a volte al limite del paradosso.
Certamente era difficile immaginarlo prima di lockdown, DAD e green pass, ma i ragazzi si sono scoperti innamorati della scuola, dalla prima all’ultima campanella. “Molte cose sono state stravolte – aggiunge Zoppi – e gli equilibri all’interno delle famiglie non fanno eccezione. Se mandare in camera i propri figli senza cena, una volta poteva rappresentare un castigo esemplare, oggi rischia di essere un premio”.
Infatti le camerette sono diventate le comfort zone di molti giovanissimi che, anche dopo il ritorno alle lezioni in presenza, fanno fatica a tornare in classe e a recuperare le reazioni autentiche. “Il rischio – sottolinea il referente di Fondazione Carolina – è quello di dover presto fronteggiare un generale aumento di Hikikomori, con un impatto sociale e culturale incalcolabile”.
Si tratta di un fenomeno nato in Giappone, dove centinaia di migliaia di ragazzi rinunciano a studiare, o a lavorare, per rinchiudersi nel mondo digitale e fuggire dalla realtà. Dall’esplosione del Covid-19 le segnalazioni medie agli operatori della Fondazione in conseguenza di violenze e dipendenze da web si sono quintuplicate, arrivando fino a 300 per mese.
“Nel 2021, con il nostro team di pronto intervento multidisciplinare – siamo tornati a gestire una 20ina di casi complessi, anche in presenza – ricorda Zoppi – mentre con la formazione online siamo stati capaci di raggiungere decine di migliaia tra insegnanti e studenti. Un anno difficile, senza soste, “dal quale abbiamo imparato che il benessere digitale è una delle partite più importanti per il futuro delle comunità”, riassume l’esperto educatore.
“In questo senso noi adulti abbiamo il dovere di tornare a rappresentare un riferimento per i nostri figli, che altrimenti troveranno nella Rete le risposte alle domande che non riescono piú a rivolgere in famiglia”, conclude Ivano Zoppi.
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