DIPENDENZE DIGITALI, ALLARMI FUORI TEMPO MASSIMO

14 Gen, 2025News

NOVITÀ

Dipendenza digitale

La dipendenza digitale è una delle principali raccomandazioni per il 2025 comunicate dall’Istituto Superiore di Sanità. Come da tradizione, a cavallo tra vecchio e nuovo anno, l’ISS riassume i buoni propositi per il benessere psicofisico suggerendo condotte e riflessioni in relazione alle tematiche e alle abitudini più attuali.

Per la prima volta, nel vademecum, tra i rischi legati all’assunzione di alcol e tabacco e l’invito a consumare frutta e verdura, spiccano i riferimenti all’utilizzo delle nuove tecnologie, soprattutto in relazione alla salute mentale. Un argomento sensibile, che tocca da vicino adulti e minori.

 

ADOLESCENTI IN PRIMA LINEA

Il decalogo sul benessere presentato dall’Istituto Superiore di Sanità riflette lo status quo di una società sempre più connessa, dove i linguaggi e le relazioni sono condizionati dalle nuove tecnologie. Smartphone, tablet e laptop che moltiplicano le proprie capacità grazie alla diffusione dell’Intelligenza artificiale. Una svolta che scoperchia un mondo di opportunità, a partire dalle nuove generazioni, ma che porta con sé diversi effetti collaterali.

 

IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA DIGITALE

Fondazione Carolina, da anni impegnata per il benessere digitale dei più giovani, giudica positivamente la correlazione tra dipendenze tecnologiche e salute. In questa logica, la posizione dell’Istituto Superiore di Sanità, non va letta sul piano dell’emergenza, bensì nel quadro dei comportamenti che riguardano la nostra quotidianità.

L’ISS ricorda che il 5% della popolazione mondiale è affetta da dipendenza da web, ma il dato è meno risibile di quanto si possa pensare. Considerando ragazzi e preadolescenti, la percentuale di chi manifesta un uso problematico dei device sale al 25%. Ciò significa che un minore su 4 presenta disturbi del sonno, della concentrazione e nelle relazioni. Un trend in linea con quanto verificato sul campo dagli esperti di Fondazione Carolina, con il costante aumento negli ultimi due anni dei casi di alienazione tra i più giovani. 

 

GENERAZIONE SOVRAESPOSTA

I dati del Centro Studi di Fondazione Carolina, attestano che, dagli 11 ai 17 anni, i minori sono esposti in media dalle 6 alle 8 ore al giorno, senza considerare l’eventuale utilizzo degli strumenti digitali durante le lezioni. Un dato che, durante la pausa dei week end e i giorni di vacanza, arriva a superare le 10 ore al giorno.

Gli effetti di questa esposizione, oltre ai disturbi elencati dallo stesso ISS, sono direttamente proporzionali alla condizione di solitudine e smarrimento che interessa le nuove generazioni. Un fenomeno che molto si spiega con la difficoltà dei ragazzi a gestire la noia, intesa come frustrazione e non come occasione di meditazione e scoperta di sé. Resta il fatto che alla base di questo disagio, se non psicofisico certamente emotivo, permane l’assenza di regole.

 

L’IMPORTANZA DELLE REGOLE

Attraverso il Centro Nazionale Dipendenze e Doping, l’Istituto Superiore di Sanità suggerisce di creare una zona “smartphone free” all’interno della casa. Certamente un passo in avanti rispetto all’anarchia, o meglio noncuranza, che ha condizionato l’approccio educativo sul tema negli ultimi 15 anni.

Tanto che, oggi, si parla di “detox” per arginare una pervasività con gli strumenti digitali che, ancora prima nelle statistiche, sta nei fatti. Anche se di colpo escludessimo dai social i minori di 15 anni, non potremmo derubricare quegli stessi disturbi ribaditi dall’ISS, proprio perché nessuna legge o misura, perfino la più drastica, potrebbe essere applicata in funzione del percorso di crescita e dei modelli culturali ai quali abbiamo abituato milioni di giovani.

 

LA PREVENZIONE ANACRONISTICA

Eppure nelle scuole e nelle occasioni formative, si insiste molto sul termine “prevenzione”. Momenti informativi e di confronto che, ormai, riguardano tutte le scuole, ma che spesso si limitano a trasferire concetti e definizioni rispetto a fenomeni che gli studenti vivono già sulla propria pelle. Bullismo e cyberbullismo sono più che una minaccia, piuttosto una prassi per la comunità scolastica, a partire dagli istituti secondari di primo grado e dalle scuole primarie. Lo dicono le statistici, che riportano 3 ragazzi su 4 coinvolti, direttamente o meno, in episodi di questa natura.

Cosa fare dunque? Serve garantire un’azione formativa che aiuti a risolvere, riparare, gestire questi fenomeni. Da una parte garantendo o informando vittime e responsabili sulla fruizione di interventi di supporto mirati e qualificati, anche presso le diverse strutture di recupero che stanno sorgendo in Italia. Dall’altra alimentano una presenza più costante e incisiva dei genitori, come pure degli adulti con responsabilità educative, nell’habitat digitale dei più giovani. Non tanto una presenza impositiva, laddove alcune regole basilari restano necessarie, quanto un accompagnamento compartecipe della vita dei ragazzi, nella quale la dimensione online appare oggi rilevante allo stesso modo di quella fisica.

 

PIÙ CHE STRUMENTI, I DEVICE SONO PORTALI

Strumenti come il parental control, la “condivisione in famiglia” delle App o l’impostazione di un tempo limitato per la fruizione di social e chat nei telefoni dei propri figli, servono a poco se non si comprende pienamente quanto i valori e le convenzioni che diamo per scontati nel mondo fisico non possano essere ignorati nello spazio digitale. Un ambiente sconfinato che si spalanca ai nostri occhi con la stessa facilità con la quale si sblocca uno schermo. Ecco perché i device sono più che semplici strumenti, veri e propri portali in un “luogo” che gli adulti sono chiamati a presidiare garantendo ai minori:

  • Buon esempio
  • Regole condivise
  • Accompagnamento educativo.

 

Tre passaggi che possono restituire alle giovani generazioni quella fiducia negli adulti la cui mancanza può impedire o rallentare la richiesta di aiuto, confronto o conforto a fronte di quelle esperienze, negative o delicate, che spesso i più giovani vivono nella sfera digitale prima ancora che sul piano offline.

 

UNA SFIDA CULTURALE

Per questo la logica del “punto e a capo” risulta difficile da applicare, quando si parla di educazione. Divieti, imposizioni e demonizzazioni rischiano di sortire semmai l’effetto contrario e, in primo luogo, di lasciare indietro coloro che hanno subìto finora il perdurante immobilismo delle istituzioni e delle autorità preposte. Servono quindi risposte adeguate, a partire da una nuova consapevolezza. A tal proposito Fondazione Carolina ha lanciato la proposta di scrivere una nuova Carta dei diritti dei minori online, a disposizione della cittadinanza, degli stakeholder e delle istituzioni.

 

UN TRENO DA NON PERDERE

Quello stesso treno che la comunità educante ha perso tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio degli anni ‘10 del nuovo millennio – quando i social sono entrati nella tasca dei jeans della Generazione Z – oggi ripassa con la Generazione Beta, la prima destinata a crescere nella società improntata sull’Intelligenza artificiale. Una rivoluzione ancora lontana dall’essere compresa, ma che non per questo ci dovrà cogliere impreparati quando la classe 2025 vivrà l’adolescenza, magari con un cyborg come migliore amico e il monopattino che levita come lo skateboard di “Ritorno al futuro”. 

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