Ecco perché internet non è il Paese dei Balocchi
Sai cos’è IAD? È un disturbo che interessa tantissimi ragazzi, una vera e propria dipendenza da internet. In molti pensano che il web sia una terra di nessuno, dove tutto sia lecito e dove poter essere chiunque. Sempre più persone si illudono di poter vivere una realtà parallela senza “connessioni” e soprattutto senza conseguenze rispetto alla vita reale.
Che cos’è IAD?
Tali sentimenti, le nuove generazioni, sempre più in tenera età, cercano di trovarli online, nel tentativo di colmare un vuoto che, in realtà, li spinge sempre più in profondità, dentro una Rete nella quale ci si può perdere.
Chi può soffrire di IAD, dipendenza da internet e quali sono le cause
Le principali statistiche attestano all’82 per cento i giovani a rischio dipendenza, con circa il 22 per cento degli under 14 nella fascia più a rischio.
Noia, solitudine, frustrazione e assenza di regole sono alla base di questo fenomeno, nei confronti del quale anche le stesse big tech stanno cercando di adottare nuove e più efficaci contromisure.
IAD, dipendenza da internet: come possiamo intervenire
Del resto il fenomeno IAD comporta forse il principale ostacolo disfunzionale alla crescita sana e positiva delle nuove generazioni. Perché la dipendenza da internet è una condizione che sopraggiunge lentamente, con l’aumentare del consumo di internet giorno dopo giorno, senza evidenti conseguenze. Una condizione che si determina spesso all’insaputa dei genitori, con la complicità di una diffusa assenza di regole condivise su orari e modalità di fruizione dello smartphone piuttosto che del singolo device.
Questo disturbo, così legato al ”luogo” digitale, affonda le sue radici nella vita quotidiana. È proprio il disagio offline che spinge i minori a rifugiarsi in quello che per loro può apparire come un semplice strumento, ma che in realtà è un succedaneo di quelle emozioni, avventure, sogni e relazioni che nel mondo fisico non si riescono a “vivere”.
Che fare dunque? Siamo noi adulti, noi genitori, che dobbiamo “andarli a prendere”. Senza strapparli ai loro videogiochi o ai loro social network con la prepotenza dell’autorità, bensì con l’autorevolezza dell’ascolto e la forza della gentilezza.
Possiamo essere noi quella cura e quel conforto che cercano nelle App o nello streaming. Basta trovare una chiave, una leva, un piccolo varco per poter condividere un’esperienza, un pensiero, un passatempo o una passione comune.
A volte basta soltanto esserci. Lì, accanto a loro; magari mentre sono immersi in una partita online, senza giudicarli. Può essere il primo passo per voltare pagina e provare a connettersi anche senza WiFi.
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