Nell’ultimo periodo tra i fenomeni più preoccupanti nel panorama digitale sono le challenge. Una dinamica che fa leva sulla curiosità dei ragazzi e che mette a rischio non solo l’esperienza positiva di una navigazione sicura, ma anche l’incolumità degli stessi minori.
Sono gli stessi genitori a confermarlo: le challenge sono il primo spauracchio all’interno delle famiglie.
Ma cosa c’è dietro al meccanismo delle challenge?
La prima domanda che bisogna porsi riguarda le motivazioni che spingono sempre più ragazzi a partecipare a queste competizioni che puntano sulla viralità del gioco per attirare follower e aumentare le visualizzazioni. Non sempre però, dietro a questi fenomeni c’è una logica. La volontà di colpire i minori coinvolgendoli in alcune sfide proposte da maschere paurose o da personaggi solo apparentemente innocui non si spiega, se non con il becero nichilismo di chi dissemina odio e violenza nella dimensione fisica, come in quella digitale. Allora come difendersi?
– Appellandosi alle regole
– Informandosi su quello che circola in Rete
– Accompagnando i propri figli durante la navigazione
Evitare l’iscrizione prima dei 14 anni ai social, come da normativa nazionale, scongiurerebbe molti pericoli. Almeno per quanto riguarda quelle trappole per bambini che Fondazione Carolina ha descritto nel nuovo portale sul benessere digitale minorionline.com. Inoltre la configurazione child friendly dei device più utilizzati in famiglia e l’utilizzo dei parental control, a partire dalle app di streaming, possono ulteriormente rappresentare un baluardo rispetto ai rischi online.
Ciò detto non esiste alcun algoritmo che possa sostituire la forza educativa dell’esempio, dell’ascolto e del dialogo in famiglia. Sono questi i pilastri più efficaci sui quali poggiare un sereno percorso di crescita per le nuove generazioni.
Ragazze e ragazzi che vivono in Rete buona parte delle proprie giornate, ma che spesso denunciano un deficit nella gestione di relazioni autentiche, nella conoscenza delle proprie emozioni e nel rispetto dei sentimenti altrui.
È il caso dell’ultima challenge “boiler summer cup”, in cui vengono messi in palio dei premi destinati ai ragazzi che riescono a sedurre ed abbandonare ragazze in sovrappeso. Più la ragazza irretita sarà oversize più alto sarà il punteggio ottenuto, con la possibilità concreta di potersi aggiudicare benefit come un ingresso gratuito in discoteca. Un’occasione troppo ghiotta per concedersi qualche tentennamento. Con buona pace delle ragazze che credevano di vivere un sentimento speciale, una storia romantica, per poi scoprire di essere nel mezzo di una farsa meschina che, ancora più grave, rischia di esporle al patibolo dei social!
Tra le vittime di questo raggiro, ci sono ragazze, anche appena adolescenti, che non vogliono uscire di casa. In alcuni casi non si erano neppure a scuola, nonostante alla pausa estiva manchino ormai poche settimane.
Alcune scuole si sono rivolte al servizio Rescue Team di Fondazione Carolina, i cui esperti stanno cercando di tutelare le vittime, ma anche di comprendere quale meccanismo abbia portato molti ragazzi a calpestare così cinicamente la buona fede di queste ragazze.
L’esibizionismo, ma percezione esclusiva di sé nel mondo dei social e delle App, allontana la consapevolezza che possa esistere altro. Altro rispetto ai propri bisogni di affermazione, altro oltre al proprio narcisismo, altro al di là della necessità di appartenere al gruppo (il più delle volte solo su Telegram o Whatsapp). Un relativismo che non consente a questi ragazzi di vedere, sentire, connettersi davverocon le altre persone. Chiediamo di poter condividere tutto, ma intanto continuiamo a costruire barriere, anche e soprattutto su internet.
Queste challenge alimentano egoismi e stereotipi che allontanano i più giovani gli uni dagli altri. Prima ancora di rispettare le diversità e di apprezzare le fragilità che caratterizzano la bellezza di ogni essere umano, le nuove generazioni hanno bisogno di sentirsi parte di una comunità, senza per forza l’obbligo di inserire user e password.