di Ivano Zoppi
Segretario generale
Fondazione Carolina
Il biglietto per il Meta verso? Costa 10 miliardi di dollari! È quanto ha investito il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg per il suo nuovo progetto, capace di stravolgere tutto il mondo digital. Di qui a 10 anni, avremo tutti a disposizione una realtà parallela, dove interagire, lavorare, investire e, soprattutto, comunicare e divertirsi. Una dimensione che, al di là del nome in stile Avengers, non si ispira al virtuale, ma poggia sullo sviluppo di quell’approccio multisensoriale applicato alle nuove tecnologie che, proprio negli ultimi anni, è stato protagonista di un’accelerata evidente. Dalla realtà aumentata alle automazioni, dalle nanotecnologie agli assistenti vocali. Uno scenario che, solo qualche anno fa, avremmo definito fantascientifico.
Ancora una volta, come accaduto con Facebook, il genio di Zuckerberg, prende un’idea altrui e la proietta nell’Olimpo delle invenzioni del secolo. Ed ecco che Second Life, il pianeta virtuale abitato dai nostri avatar all’inizio del nuovo millennio, trova una una seconda chance, grazie alle risorse, ai mezzi e alla vision di un imprenditore statunitense che fugge da un presente complicato rifugiandosi in un futuro artificiale, creato e modellato a piacimento.
Dopo l’audizione in Senato, le inchieste dei media e la fuga di documenti interni che ignoravano i rischi dell’abuso dei social da parte dei minori, il colosso del web, da oggi chiamato ufficialmente “Meta”, rilancia e anticipa il dibattito attorno al modello della società dei prossimi 30 anni. Se Bezos e Musk si stanno sfidando per conquistare lo spazio, Zuckerberg si chiama fuori, perché lo spazio, uno spazio senza limiti e senza tempo, vuole costruirlo da sé. Una sfida avvincente, certamente affascinante, ma che nella vita reale non può che implicare delle domande rispetto al presente, non solo al domani, della nostra società. Prima di costruirci una seconda vita, non sarebbe il caso di ritornare sulle regole, i valori e i princìpi di quella che stiamo vivendo? Già oggi la nostra comunità educante, messa a dura prova dalla pandemia, fatica ad intercettare le nuove generazioni dopo averle affidate alla Rete durante lockdown e Dad.
Una Rete che ora sta intrappolando il senso critico, la percezione del limite, la dimensione dei rapporti umani dei soggetti più giovani e più fragili, come ci stanno insegnando le emulazioni di Squid Game in tutto il mondo da parte dei bambini. E allora, in attesa del Meta verso, siamo noi che dobbiamo cambiare verso alla nostra vita, restituendo alle famiglie e alle istituzioni quel ruolo centrale nel percorso di crescita dei nostri figli che non possiamo delegare ad uno strumento, per quanto straordinario possa apparire. In cortile, al telefono, in chat o nel Meta Verso, nessuna relazione dovrebbe mai prescindere da presupposti fondamentali quali: autenticità, tutela dei minori, sicurezza e privacy.
Perché non c’è conquista che l’Uomo non abbia realizzato senza portarsi dietro la propria umanità.
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